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Superpila Supercomplex mod. 4

Dati  Tecnici :

produzione: Italia
anno: 1926/1927
circuito: Tropadina (variante della supereterodina)
valvole: otto (triodi)
gamma: Onde Medie
alimentazione: batteria ed accumulatore
mobile: valigia in pelle
dim.: 137x19x57 cm.
produzione: numeri non noti
prezzo al pubblico: non disponibile

Descrizione dell’apparecchio

L’apparecchio è un classico esempio di come, nella seconda metà degli anni ’20, nel mercato della radio potessero convivere apparecchi di costo e filosofia tecnica cosi palesemente diversi. Da un lato la radio a galena e dall’altro apparecchi sofisticati come questo (otto triodi in circuito tropadina). Va anche detto che non erano nemmeno apparecchi di facile messa a punto per un ascolto soddisfacente. Questo poteva volere dire consumare le batterie, prima di ascoltare qualcosa di decente! Per questo era anche possibile alimentare l’apparecchio con batterie esterne più capaci e durevoli. Uno dei limiti del circuito “tropadina” stava nel fatto che, tutto il processo di eterodinaggio per la creazione del battimento di media frequenza necessario per il funzionamento del circuito, avveniva nel circuito di antenna a telaio dell’apparecchio, irradiando forti disturbi (fischi) che potevano essere ricevuti da altri malcapitati possessori di apparecchi riceventi nei d’intorni.

Brevi note sull’azienda

La Società Anonima Superpila di Firenze, già dagli inizi del novecento era attiva sul territorio nazionale come produttore e rivenditore di pile a secco ed a liquido, per i più svariati usi civili ed industriali. Alla metà degli anni venti la sua rete capillare di distribuzione e l’irrompere della radio come nuovo “gadget” per la borghesia italiana , indusse Superpila a fare il salto di qualità e non trovando il prodotto adatto decise di costruirselo. Nacquerò così due modelli (oggi rarissimi), uno in contenitore a cassetta per l’uso in casa e l’altro come radio valigia portatile. Entrambi alimentati a batteria. La notorietà di questi modelli unici fu molto fugace e la ditta tornò, presumibilmente presto, a fare ciò che aveva sempre fatto: batterie.

Altre info&foto

Gli otto triodi denunciano il concetto costruttivo dell’apparecchio (ciò che esce da una valvola, deve entrare nella successiva). La grossa manopola di destra e la simmetrica a sinistra permettevano la difficile manovra di sintonia e di allineamento dell’oscillatore con la frequenza ricevuta, per ottenere il battimento di media frequenza. Sono chiaramente visibili l’ampio spazio per le batterie e quello più piccolo (a sinistra in alto) per il ricovero dei cavi e della cuffia.

Una delle batterie per l’alimentazione dei circuiti ad alta tensione

La elegante valigetta che contiene l’apparecchio e rende il tutto facilmente “trasportabile” se non proprio “portatile”.

Il marchio  dell’apparecchio.

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